Il dettaglio delle responsabilità di Crupi e compagni

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Bova Marina (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 24 maggio 2014, presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave
pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica.
All'esito di un'operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e' stata data esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa il 5 dicembre 2016 dal
Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di diciotto persone – tra cui anche il sindaco di Bova Marina per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari - tutte ritenute responsabili, a vario
titolo, di numerosi reati tra i quali concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti,violenza privata, corruzione elettorale, corruzione per atto
contrario ai doveri d'ufficio.
A seguito delle dimissioni dalla carica del primo cittadino, con decreto del Presidente della Repubblica in data 3 febbraio 2017, il consiglio comunale di Bova Marina e' stato sciolto ai sensi dell'art.141, comma 1, lettera b), n. 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con la conseguente nomina di un commissario straordinario per la provvisoria gestione dell'amministrazione.
In relazione a tali vicende il prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 30 dicembre 2016, ha disposto, per gli accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143,
comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
All'esito delle indagini, la commissione incaricata delle verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Reggio Calabria, sentito nella seduta del 10 aprile 2017 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il locale tribunale su delega del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, titolare della direzione distrettuale antimafia, ha predisposto l'allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da'
atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di
condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.
I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il comune di Bova Marina, il cui consiglio comunale e' gia' stato sciolto per condizionamenti di tipo mafioso con decreto del Presidente della Repubblica del 30 marzo 2012, insiste in un contesto
territoriale caratterizzato dalla presenza di due potenti consorterie di tipo mafioso che, superando antiche rivalità si sono di fatto «consorziate» tra loro mediante apposito organismo direttivo.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine, che si e' avvalsa anche delle risultanze della menzionata inchiesta giudiziaria, hanno messo in rilievo come la campagna elettorale del 2014 sia stata caratterizzata da toni accesi e polemici con episodi che hanno anche richiesto l'intervento delle forze dell'ordine.
E' emerso che molti dei sottoscrittori delle liste elettorali sono soggetti collegati alle locali consorterie mafiose per vincoli parentali o per diretta appartenenza; nel caso della lista che ha
sostenuto colui che all'esito della competizione e' stato eletto sindaco la tipologia di tali sottoscrittori e' stata pari al 30%.
Nei confronti del primo cittadino, poi dimessosi, gia' facente parte, quale consigliere, dell'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2012, le indagini giudiziarie hanno
documentato la sua «storica» vicinanza e riconducibilità ad ambienti criminali al punto da essere ritenuto pienamente inserito nell'eterogeneo sodalizio criminale oggetto delle indagini
L'attività investigativa ha evidenziato che lo stesso, come meglio sarà precisato in seguito, si e' adoperato affinché un importante servizio pubblico venisse aggiudicato ad un impresa al cui titolare
e' stato contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
La relazione della commissione d'indagine, nel porre in rilevo che tre dei tredici amministratori locali eletti nel 2014 (il sindaco, il vice sindaco e il vice presidente del consiglio comunale)
facevano parte del consesso sciolto nel 2012, evidenzia una sostanziale continuità amministrativa, atteso che buona parte dei componenti il consiglio comunale ha fatto parte delle precedenti
amministrazioni rivestendo anche incarichi di vertice.
Viene segnalata, nella relazione del prefetto, anche per gli appartenenti all'apparato burocratico, l'esistenza di vincoli parentali o frequentazioni con soggetti riconducibili ad ambienti
controindicati.

Nel corso degli anni molti dipendenti sono stati e in alcuni casi sono ancora soggetti a procedimenti penali riguardo ai quali la commissione d'indagine ha rilevato il mancato avvio dei
relativi procedimenti disciplinari.
Emblematico e' il caso del responsabile dell'ufficio tecnico, destinatario per due mesi della misura cautelare interdittiva della sospensione dall'esercizio delle funzioni pubbliche per abuso d'ufficio continuato in concorso, il quale non e' stato sottoposto a procedimento disciplinare ne' a misure quali la rotazione e la revoca dell'incarico come formalmente indicato dall'A.N.A.C., sulla base di
quanto previsto dall'art. 16, comma 1, del decreto legislativo n. 165/2001, vicenda per la quale l'ex sindaco di Bova Marina e' stato deferito alla competente Procura della Repubblica per il reato di
abuso d'ufficio continuato.
Ulteriore significativo episodio e' quello che ha visto coinvolto un funzionario dell'ufficio tecnico sottoposto agli arresti domiciliari anch'egli per abuso d'ufficio in concorso.
Al momento del rientro in servizio, a seguito della revoca della misura cautelare, la commissione straordinaria allora alla guida dell'ente destinava il predetto dipendente ad altro incarico, posizione che lo stesso ha ricoperto fino al giugno 2014. Dopo l'insediamento della nuova compagine elettiva al predetto funzionario veniva nuovamente affidato, tra gli altri, l'incarico di responsabile del settore tecnico e di responsabile unico del procedimento di oltre trenta appalti di lavori, vanificando in tal modo l'atto della commissione straordinaria volto al ripristino della legalità.
L'attività di accesso ha appurato, all'interno dell'ente, una situazione di generale sviamento dell'attività di gestione dai principi di legalità e buon andamento come emerso dall'esame dei
procedimenti di affidamento di lavori e di servizi pubblici e di concessione di beni di proprietà comunale.
Per quanto attiene all'affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani la commissione d'accesso, avvalendosi anche delle risultanze delle menzionate indagini giudiziarie ha posto in rilievo che il contratto sottoscritto nel giugno 2015, tra l'ente locale e la società aggiudicataria dell'appalto e' stato «pilotato» dal titolare della società stessa che ha preso parte addirittura alla redazione del bando di gara. In relazione a tale episodio l'ex sindaco di Bova Marina e' stato destinatario della menzionata ordinanza di custodia cautelare.
Peraltro l'amministrazione comunale prima di procedere all'indizione della gara ha ripetutamente fatto ricorso all'istituto della proroga in violazione delle norme di legge che non consentono le proroghe di contratti se non per periodi strettamente necessari alla conclusione delle procedure di gara, cosi realizzando un frazionamento della spesa con elusione, anche in questo caso, della
normativa di settore.
Ulteriore circostanza, che ancor più attesta la propensione dell'ente ad operare in violazione dei principi di legalità, è rappresentata dal fatto che gran parte delle procedure di affidamento dei lavori pubblici si sono concluse a favore di società destinatarie di certificazione interdittiva antimafia in data antecedente a quella dell'affidamento delle opere o a favore di societa' o ditte i cui titolari sono riconducibili per frequentazioni o vincoli parentali ad esponenti della locale criminalità organizzata
L'assegnazione dei suddetti lavori, eludendo il ricorso alle procedure ad evidenza pubblica, e' stata caratterizzata dal ripetuto e generalizzato ricorso al sistema degli affidamenti, in via diretta,
ad un ristretto numero di ditte.
Detti interventi, che hanno comportato rilevanti impegni economici, sono stati talvolta disposti sulla base di asserite situazioni di eccezionale ed urgente necessità rilevatesi, all'esito
degli accertamenti, del tutto inesistenti. Peraltro, come evidenziato dallo stesso organo ispettivo,
l'analisi delle procedure induce a ritenere che buona parte delle opere sono state eseguite in tempi antecedenti alla redazione dei relativi atti amministrativo-contabili, intervenuti in alcuni casi dopo mesi e disposti al solo fine di una «regolarizzazione postuma».
La relazione del prefetto pone emblematicamente in rilievo che per l'esecuzione dei lavori di riparazione della rete idrica e fognaria, nel periodo sottoposto ad esame, l'ente ha sostenuto una
spesa complessiva di circa 450.000 euro equivalenti a 15.000 euro mensili prevalentemente per lavori disposti in via diretta laddove nel periodo successivo all'insediamento della commissione d'indagine gli interventi di tale tipologia sono stati rarissimi e, peraltro, di importi minimi.
In tal modo sono stati effettuati lavori che, sulla base del principio di buon andamento, avrebbero dovuto essere oggetto di programmazione pluriennale e, ove non frazionati, avrebbero richiesto
il ricorso alle procedure di gara ad evidenza pubblica.
Disfunzioni e irregolarità sono state rilevate anche nella gestione del mercato settimanale in relazione al quale e' emerso che l'amministrazione comunale non ha disposto alcuna verifica sul
possesso, da parte degli operatori, dei requisiti soggettivi per l'esercizio delle attività mercatali ne' ha provveduto a richiedere, alla competente prefettura, le prescritte informative antimafia.
Inoltre sono state riscontrate carenze igienico-sanitarie e irregolarità nella gestione degli stalli.
Elementi univoci che delineano il quadro di un'amministrazione pervicacemente gestita nel mancato rispetto del principio di legalità sono emersi dall'analisi dei provvedimenti di concessione
degli impianti sportivi comunali.
In particolare, per quanto attiene alla gestione del campo di calcio le risultanze dell'accesso hanno posto in rilievo che, al fine di consentire ad una locale societa' sportiva lo svolgimento delle
competizioni calcistiche, l'ex sindaco, nel corso del 2016, rilasciava il nulla osta per l'utilizzo del campo sportivo pur in assenza del certificato di collaudo di stabilità ed agibilità delle strutture ricadenti nell'area del predetto impianto sportivo.
Per tali fatti la locale stazione dei Carabinieri ha segnalato l'ex sindaco all'autorità giudiziaria per i reati di cui agli articoli 81, 323 e 479 del codice penale poiché, pur consapevole che le strutture fossero inagibili, concedeva in uso alla menzionata societa' lo stadio comunale.
Dalle verifiche effettuate dalla commissione d'indagine e' emerso che alcuni dei soggetti che gestiscono la menzionata polisportiva sono riconducibili ad ambienti controindicati e che per
l'utilizzazione dell'impianto sportivo non e' stata stipulata alcuna convenzione o contratto. Inoltre, sebbene il campo sportivo venga utilizzato gratuitamente dalla suddetta societa', tutte le spese per
le utenze e per la manutenzione sono state assunte dall'amministrazione comunale.
Irregolarità ed anomalie hanno caratterizzato anche le modalità di gestione della piscina comunale che, sebbene affidata a seguito di procedura di gara ad un'associazione sportiva di carattere nazionale sulla base di un contratto di durata decennale, di fatto é stata gestita da un'altra associazione, costituita in loco successivamente.
Gli accertamenti esperiti dall'organo ispettivo hanno evidenziato che per l'utilizzo della struttura sportiva nonostante non sia mai stato versato il canone annuo tali somme risultano regolarmente
iscritte nella parte entrate dei bilanci di previsione degli anni di riferimento. Peraltro il comune, nel corso del 2016, ha provveduto ad eseguire sull'impianto sportivo, a proprie spese, importanti
interventi tecnici.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Reggio Calabria hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Bova Marina, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell'istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della
collettività, rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente.
Sebbene il processo di ripristino della legalità nell'attività del comune sia gia' iniziato attraverso la gestione provvisoria dell'ente affidata al commissario straordinario ai sensi dell'art. 141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l'affiancamento dalle influenze della criminalità, si ritiene comunque necessaria la nomina di una commissione straordinaria di cui all'art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva delle organizzazioni criminali possa ancora esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L'arco temporale più lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente inoltre l'avvio di iniziative e di interventi programmatori che, più incisivamente, favoriscono il risanamento
dell'ente.
Rilevato che per le caratteristiche che lo configurano il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del decreto legislativo citato può intervenire anche quando sia stato già disposto lo scioglimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Bova Marina (Reggio Calabria), con conseguente affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtù dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa ai principi di legalità ed al recupero delle esigenze della collettività.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.


Roma, 10 maggio 2017

Il Ministro dell'interno: Minniti

                                                                                                 Pietro Francesco CRISEO