I bambini "mai nati"
Il 15 ottobre 2019 è stata celebrata la " Giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile", che vuole ricordare tutti i "bambini mai nati", quelli cioè morti nella pancia della mamma o nati morti o venuti a mancare subito dopo la nascita.
Nell'occasione, in molte città, sono stati illuminati con luci azzurre e fucsia monumenti ed edifici pubblici, in linea con " l'Onda di luce", formata da tante candele accese, svoltasi in tutto il mondo.
Quello dei "bambini mai nati" è una tragedia che colpisce oltre cinque milioni di famiglie nel mondo. In Italia, per esempio, ciò succede ad una donna in gravidanza su sei; senza considerare i bambini morti entro il primo mese dal parto.
Sono dati che devono far riflettere, soprattutto nell'ottica di quello che si può fare per rendere evitabili il maggior numero possibile di queste morti.
Ma a questo punto, senza nulla voler togliere al diritto della donna di abortire, regolato dalla legge 194/78 che prevede l'interruzione della gravidanza entro e non oltre i 90 giorni, non possiamo non chiederci perché allora, oltre ai "bambini mai nati", non possano essere ricordati anche quelli che sono divenuti tali non per una malattia, una disgrazia, una malformazione, ma solo perché, con l'aborto, è stato scelto che "non nascessero".
Ci rendiamo conto che l'argomento è spinoso perché riguarda la libertà dell'individuo, l'etica, la morale, la religione, ma ci lascia perplessi questo ricordo dei "bambini mai nati" senza almeno un pensiero a quelli che "avrebbero potuto esserlo".
E quelli che "potevano esserlo"
Pietro Francesco CRISEO